Le PMI italiane necessitano di competenze manageriali qualificate per affrontare mercati complessi, digitalizzazione e sostenibilità.
Le ricerche mostrano un forte divario tra domanda e offerta: le imprese faticano a trovare i profili giusti e spesso resistono alla managerializzazione.
Questo articolo analizza i dati, gli ostacoli e i benefici di aprirsi a competenze manageriali e spiega il ruolo dei fractional manager come risposta flessibile e sostenibile.
Crescita, digitalizzazione, solidità finanziaria, sostenibilità e accesso a nuovi mercati sono sfide che richiedono alle PMI figure manageriali in grado di dare visione strategica, guidare processi e motivare persone.
I dati dimostrano che le competenze manageriali incidono direttamente su produttività, redditività e capacità di innovazione delle PMI.
Secondo la ricerca commissionata da Federmanager, condotta su oltre 200.000 imprese italiane, le aziende che hanno inserito manager esterni, non appartenenti alla famiglia proprietaria, mostrano performance superiori rispetto a quelle che non lo hanno fatto:
Questi risultati dimostrano dunque che l'apertura della governance a manager esterni rappresenta una leva di crescita per una PMI.
L'inserimento di un manager non va quindi valutato come “costo”, ma come un vero e proprio investimento che genera un ritorno misurabile nel tempo.
Un manager qualificato contribuisce a rendere più solide e strutturate le decisioni in tutte le aree dell’impresa. Di seguito qualche esempio:
Per una PMI, spesso priva di una struttura manageriale completa, questo significa ridurre errori decisionali, migliorare i margini e affrontare la crescita con più metodo.
Un manager esterno porta in azienda approcci innovativi e capacità di lettura trasversale, contribuendo alla “cross-fertilization”.
Aumentare la capacità di innovazione per una PMI significa affrontare cambiamenti e complessità del mercato con maggior efficacia e resilienza.
Il Rapporto dell'Osservatorio 4.Manager fotografa un mercato in difficoltà: molte imprese non riescono a trovare manager con le competenze richieste.
Questi dati suggeriscono che quasi 8 su 10 imprese italiane assumono facendo dei compromessi, in altre parole “si accontentano”, mentre oltre quattro su dieci non trovano profili adeguati e sono costrette a rinunciare.
I dati della ricerca mostrano quali competenze sono considerate più importanti. Ecco le prime 10 classificate in base alla percentuale delle risposte:
Questi numeri confermano che le imprese non chiedono solo competenze tecniche, ma soprattutto capacità di visione e di governance dei processi aziendali.
Le imprese segnalano carenze proprio sulle competenze prioritarie.
Mancano profili con:
Mancano insomma le competenze più rilevanti per governare l’impresa affrontando efficacemente incertezze e discontinuità: visione strategica, digitale, leadership e gestione del cambiamento.
La ricerca individua tre cause principali del divario tra domanda e offerta di competenze manageriali.
Insomma, non ci si sa spiegare, si fraintende e non ci si incontra nel posto giusto.
Solo l'1,36% delle PMI italiane con più di 3 addetti ha un management strutturato. Significa che oltre il 98% è guidato direttamente dall'imprenditore o dalla famiglia (ISTAT, Censimento permanente delle imprese, 2023).
Come mostra l'immagine sotto, il fenomeno della scarsa managerializzazione è particolarmente diffuso tra le microimprese e le piccole imprese. Ma anche le medie imprese non ne sono esenti.
Ma quali sono i principali ostacoli all'inserimento di manager nelle PMI italiane, oltre al mismatch tra domanda e offerta di cui abbiamo parlato?
L’inserimento di competenze manageriali porta risultati migliori, ma non oltre al mismatch tra domanda e offerta, la cultura d’impresa delle PMI italiane resta il principale freno.
Il fractional manager rappresenta una soluzione intermedia e sostenibile per le PMI che vogliono accedere a competenze senior senza i vincoli di un’assunzione a tempo pieno.
Si tratta di manager esperti che lavorano part-time, una o più giornate a settimana. Entrano in azienda con un mandato chiaro: guidare progetti strategici di crescita o ottimizzazione, supportare riorganizzazioni, strutturare nuove funzioni o avviare processi di innovazione.
I benefici sono concreti:
Il fractional manager aiuta a colmare gap specifici con flessibilità e sostenibilità.
Ecco quali sono passaggi chiave da seguire. È necessario:
Un progetto ben disegnato facilita l'inserimento del fractional manager in azienda e ne massimizza contributo.
La scarsità di competenze manageriali nelle PMI italiane determina svantaggi economici, competitivi e di resilienza, rappresentando il principale ostacolo alla loro crescita.
Il fractional management rappresenta una soluzione concreta: permette di colmare il gap tra domanda e offerta e di suoerare gli ostacoli legati ai costi troppo alti dei manager full-time.
I ruoli fractional possono coprire qualsiasi esigenza aziendale: CFO, CMO, COO, IT Manager, HR Manager, Controller, Project Manager, Digital Manager e molti altri.
È l’apertura delle PMI a competenze manageriali esterne per rafforzare governance, pianificazione e innovazione.
Visione strategica, competenze digitali, leadership, gestione del cambiamento e capacità di innovare.
Il fractional manager lavora part-time in modo continuativo, il temporary manager opera di solito full-time su progetti definiti e limitati nel tempo.
Managerializzazione: inserimento di figure manageriali esterne nelle PMI per migliorarne performance e resilienza.
Mismatch: divario tra competenze richieste e disponibili sul mercato del lavoro manageriale.
Fractional manager: manager senior che lavora part-time in azienda, portando esperienza e metodo senza gli oneri di una figura full-time e senza dover essere assunto a tempo indeterminato.